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Non è un mercato per compratori, ma piuttosto per venditori di asset. La resilienza dei prezzi degli sportelli bancari sfida la crisi, come dimostra la recente transazione con cui Intesa Sanpaolo ha venduto 156 filiali a Credit Agricole per complessivi 740 milioni, vale a dire 3,7 milioni l'uno e 2,4 volte il multiplo fra prezzo e tangibile equity, cioè il p/te. Insomma, le valutazioni risentono meno del previsto della volatilità di mercato. In questo momento Banco Popolare e Banca Popolare di Milano sono alle prese con operazioni di questo tipo: la prima sta vendendo 118 sportelli della Cr Crema e Cremona, che, secondo gli analisti di Equita, potrebbero valere 580 milioni o 1,7 volte il p/te, mentre se i 66 sportelli della Monte di Parma, per i quali vi è l'interesse della Popolare milanese, passassero di mano agli stessi multipli dell'operazione Intesa-Agricole, si assisterebbe a una distruzione di valore per i soci Bpm in quanto le sinergie appaiono limitate, visto che alcuni soci locali manterrebbero importanti quote (stimate intorno al 35%) nella banca acquisita. Hera Brutta sorpresa ieri per Hera. L'agenzia di rating Standard & Poor's ha tagliato il rating di lungo termine sull'utility a «BBB+» da «A-», confermando l'outlook stabile e il rating di breve termine a «A-2». La decisione è stata presa in considerazione di un peggioramento dei parametri di credito di Hera, che ha visto aumentare i debiti a fronte di una maggiore generazione di cassa, come dimostrato dal miglioramento del cash flow nel 2009 rispetto al 2008. «Sebbene la società sia riuscita a migliorare la generazione di cassa nel 2009 rispetto al 2008, questo è stato annullato dal più alto livello del debito che ha impedito una piena ripresa del profilo finanziario di Hera» ha detto l'analista Beatrice de Taisne. D'altronde nella trimestrale pubblicata a maggio il dato sul debito non era certo incoraggiante. La posizione finanziaria netta al 31 marzo 2010 era superiore a quella di fine del 2009, salendo a 1.919,7 milioni di euro da 1.891,8 milioni di euro del 31 dicembre 2009. In questo periodo di crisi finanziaria, il peso del debito è una delle variabili che più fa paura al mercato. Camfin Le dimensioni, in Borsa, contano. E quando una piccola partecipata stringe un piccolo contratto, per le holding quotate non c'è molto da festeggiare visto l'esiguità delle operazioni annunciate. Pirelli Ambiente, controllata al 51% da Pirelli&C. e al 49% da Camfin ha sottoscritto un accordo di licenza con l'australiana Bosco International, per l'utilizzo del brevetto per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti di qualità. L'impatto dell'operazione non è stato reso noto, ma dalle sale operative fanno notare che è comunque modesto. Gli analisti sottolineano che Pirelli Ambiente viene valutata al book value pari a meno dell'1% del nav di Pirelli&C. e circa 1% del nav di Camfin. Insomma, un contratto dall'impatto pressoché nullo per le quotate.